sabato 28 giugno 2014

Proposta di riconversione e rilancio dell’Ospedale “Padre Pio” di Bracciano


A seguito dell’incontro tenutosi in data 16/06/2014 presso gli uffici della Cabina di Regia SSR della Regione, abbiamo formulato , come da accordi, una possibile proposta di riconversione e rilancio dell’Ospedale Padre Pio, alternativa a quella riconversione (praticamente chiusura) che  ci è stata presentato nella riunione suddetta e contenuta nella proposta inserita nei Programmi Operativi 2013/2015.

Senza voler aprire nessuna polemica, abbiamo formulato una proposta  in perfetta sintonia con i principi enunciati sul sito della Regione Lazio nella rassegna stampa del 6/12/2013 quando si affermava che con la presentazione dei Programmi Operativi 2013/2015 sarebbe stata fornita una risposta organica allo squilibrio dell’offerta sanitaria tra il centro e la periferia, alla fragilità della sanità del territorio e alla crescente precarizzazione del lavoro”.

Si parlava del “superamento delle macroaree che hanno fortemente penalizzato le province, del calcolo della dotazione dei posti letto da effettuare distinguendo tra Roma Città e le singole province sulla base dei fabbisogni e del rispetto dei livelli essenziali di assistenza”, specificando che “la riduzione complessiva dei posti letto necessaria per rientrare nel parametro nazionale di 3 posti letto per mille abitanti e per raggiungere gli obiettivi del piano di rientro, si sarebbe fondata su criteri selettivi e non su tagli lineari e si sarebbe basata esclusivamente sui posti letto scarsamente o per nulla utilizzati".
 
La conclusione di quel comunicato terminava affermando che “ i provvedimenti contenuti nei Piani Operativi sono la condizione indispensabile per tagliare i costi, ridurre il tasso di ospedalizzazione inappropriata e garantire ai cittadini una sanità più giusta ed efficiente”.

Possiamo assolutamente affermare che eravamo allora in linea con quei principi e lo siamo ancor più oggi, dopo la notizia (allora non conosciuta ma sperata) che la Regione Lazio potrà contare su circa 400 milioni di euro in più all’anno di  maggiori risorse rispetto a quanto previsto, dopo che le verifiche fatte dai Comuni hanno determinato che nel Lazio vivono 300 mila cittadini in più rispetto alle precedenti rilevazioni Istat.
E questa notizia non è sicuramente bella ed importante solo per la Regione Lazio, ma anche per i territori delle province in quanto, se è vero che ci sono più disponibilità per la sanità laziale, è altrettanto vero che quelle risorse dovrebbero essere impegnate in parte per riequilibrare il numero dei posti letto prioritariamente negli ospedali di  provincia, dove la popolazione è fortemente cresciuta e i posti letto per acuti anziché aumentare, diminuiscono o peggio scompaiono.
 
Riteniamo pertanto che si dovrà prioritariamente intervenire,  per mantenere o meglio implementare  quel rapporto di 3 posti letto per mille abitanti, laddove questo fosse deficitario o molto  deficitario come nella ASL RMF di Civitavecchia dove, evitando la chiusura dell’Ospedale Padre Pio di Bracciano, il rapporto obbligatorio di 3 posti letto per mille abitanti è invero allo 0,9  e con la chiusura del nosocomio andrebbe allo 0,5 per mille abitanti.

In conclusione la proposta che abbiamo voluto riaffermare vuole riequilibrare l’offerta sanitaria nel territorio della Asl RMF e “suggerire” il mantenimento in piena efficienza e anzi, in modo ardito, proporre il rilancio dell’Ospedale “Padre Pio”, per garantire  i principi fondanti dei Programmi Operativi della Sanità e conseguentemente  uscire dal commissariamento. Pertanto si propone:


  • Portare il nosocomio di Bracciano a n. 80 posti letto ordinari dei quali n. 60 per acuti nelle tre specialità richieste di medicina generale, chirurgia e ortopedia e n. 20 posti letto post acuzie, inserendo n. 8 posti letto di day hospital, n.2 posti letto di terapia sub intensiva post-operatoria e n. 2 posti letto di osservazione breve.
Il risultato che si vuole determinare con quanto sopra evidenziato è quello di portare a 1 (uno)  il rapporto posti letto per mille abitanti nel territorio della Asl RMF, anche se ancora molto al di sotto dell’obbligatorio 3x1000 ab., con la duplice certezza di aver calcolato la dotazione di posti letto distinguendo Roma Città dalle singole province e con la consapevolezza che nel’Ospedale Padre Pio di Bracciano i letti per acuti hanno complessivamente una “occupazione” superiore al 97,50% e una degenza massima di giorni di ricovero inferiore o in linea con le prescrizioni stabilite. 
 

  • Trasferimento presso l’Ospedale “Padre Pio” di Bracciano di n. 4 medici già in carico della Asl RmF, dal PIT di Ladispoli al momento dell’apertura della Casa della Salute.
La proposta potrebbe anche prevedere come opzioni:
  • Un accordo con l’Azienda Ospedaliera S. Andrea per scambi di servizi.
  • L’inserimento dell’Ospedale “Padre Pio” di Bracciano tra le strutture previste nel protocollo di intesa Università La Sapienza e Regione Lazio, nella quale è possibile “strutturare” personale medico universitario ed eventualmente individuare UOC a direzione universitaria con il vantaggio di reperire le poche unità di personale medico qualificato necessarie per l’Ospedale di Bracciano, a costi ridottissimi. 
Quanto sopra proposto, qualora fosse recepito e condiviso, può  prevedere una sperimentazione di 3/5 anni nei quali verrebbero monitorati i risultati attesi e valutati gli effetti  sul territorio in termini di raggiungimento degli obiettivi fissati, delle  prestazioni rese, del mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e della durata e dell’appropriatezza dei ricoveri.

Si dovrà  chiaramente prevedere il mantenimento dell’attuale budget previsto per il “Padre Pio” ovvero un piccolo aumento di risorse, se necessarie, per il miglior funzionamento dell’Ospedale , che sono certo sarà “compensato” da una ottima performance ricavi/costi conseguenza delle maggiori disponibilità di posti letto (vedi scheda allegata).

Sarà inoltre importante destinare una  percentuale di eventuali finanziamenti  per investimento, laddove previsti dalla Regione Lazio per la Asl RmF, da utilizzare per ristrutturazioni, attrezzature e manutenzioni.
 
Siamo convinti che quanto abbiamo proposto sarà approfondito e tenuto nella dovuta considerazione , con la consapevolezza  che per mantenere dignitosi livelli di assistenza sanitaria nel territorio nord della provincia di Roma, è necessario non solo riconvertire ma soprattutto rilanciare i nosocomi delle province che, con il mantenimento del Pronto Soccorso e dei posti letto per acuti riescono a fare filtro alle grandi difficoltà nelle quali si trovano gli ospedali romani causa sovraffolamento.

 
SCHEDA PROPOSTA DI RICONVERSIONE OSPEDALE PADRE PIO CON MACRO DATI DI CARATTERE ECONOMICO- FINANZIARIO RAPPORTATI A COSTI E RICAVI SECONDO LA SITUAZIONE ATTUALE , I PIANI OPERATIVI E LA NUOVA PROPOSTA FORMULATA.
POSTI LETTO
Situazione attuale
Piani Operativi Regionali
Proposta
 
 
 
 
Area Medica
32
20
20
Area Chirurgica
23
0
40
Post Acuzie
0
0
20
Terapia Sub Intensiva
2
0
2
Breve Osservazione
1
0
2
Day Hospital
8
10
8
 
64
30
92
 
 
 
 
COSTI
 
 
 
 
 
 
 
Personale (*)
13.875.000
12.675.000
14.700.000
Beni e Consumi (**)
1.434.000
1.250.000
1.550.000
Servizi
5.700.000
5.700.000
5.700.000
 
21.009.000
19.625.000
21.950.000
 
 
 
 
RICAVI
 
 
 
 
 
 
 
Ricoveri Ordinari
5.900.000
2.600.000
10.000.000
Ricoveri Day Hospital
468.000
600.000
500.000
Emergenza
2.246.782
2.000.000
2.400.000
Prestazioni Ambulatori
2.900.000
3.000.000
3.000.000
 
11.514.782
8.200.000
15.900.000
 
 
 
 
RICAVI/COSTI
55%
42%
72%
 
 
 
 
(*) 2012
 
 
 
(**) Da verificare
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 

 

sabato 7 giugno 2014

Una nuova fase nel rapporto Amministrazione Centrale e Autorità territoriali ? E' auspicabile.


 
In questa lunga esperienza di amministratore locale come Sindaco di Bracciano , ho visto passare molti Presidenti del Consiglio,  ma questa è sicuramente la prima volta che ricevo  direttamente da un  Premier  tre comunicazioni in 90 giorni di governo, attraverso  le quali i Sindaci vengono direttamente coinvolti in scelte importanti per il rilancio del paese, ricevendo  anche una attenzione importante come figure istituzionali che quotidianamente sono in prima linea nell'affrontare i problemi dei cittadini. La crescente burocrazia e la volontà di mantenere acquisiti privilegi  sono ancora oggi gli  ostacoli che i pubblici amministratori incontrano, un blocco granitico insuperabile che inibisce la possibilità di sfruttare le potenzialità esistenti nelle nostre città e nei nostri territori, a partire dalle piccole iniziative quotidiane.
Ecco allora che il Presidente del Consiglio "sindaco" Matteo Renzi stimola i Sindaci italiani a partecipare, attraverso proposte e segnalazioni, a dare un nuovo impulso all'azione amminsitrativa locale, spesso vessata da enti sovracomunali di riferimento. L'iniziativa si chiama "Sblocca Italia", che può diventare un pacchetto di "misure che sostenga il superamento di ritardi o inconcludenze delle Pubbliche Amministrazioni".
Entro il giorno stabilito, invierò la risposta al Presidente del Consiglio, fiducioso in un intervento che possa "sboccare" alcune situazione conflittuali, il superamento delle quali potrebbe dare nuovo impulso allo sviluppo economico e occupazionale di Bracciano.
Quella sotto riportata è la lettera che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha inviato ai Sindaci Italiani, attraverso Piero Fassino, Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia.
 

"Caro Sindaco,

l'Italia riparte. I segnali di fiducia che arrivano dalla determinazione dei cittadini, da vari settori dell'economia e dai mercati internazionali, tuttavia, non bastano. Possiamo e dobbiamo fare di più.

Per questo il Governo ha deciso di accelerare il percorso di riforme costituzionali e istituzionali, riforme che spaziano dalla legge elettorale alla revisione del titolo V, dalla pubblica amministrazione fino al mercato del lavoro, dalla giustizia al fisco, dall'agricoltura al terzo settore.

Ma nessuna riforma sarà credibile se non diamo per primi noi il segnale che la musica è cambiata davvero.

Per questo giudico prioritario che il Governo adotti tutte le misure necessarie a sbloccare i procedimenti e i cantieri che sono fermi da anni, per ritardi o inconcludenze di settori diversi della Pubblica Amministrazione.

Sono stato Sindaco anche io. E come voi ricordo le polemiche: quanti cantieri abbiamo bloccato per la mancanza di un parere, per un diniego incomprensibile di una sovrintendenza, per le lungaggini procedurali. Quante volte siamo stati costretti a rinunciare a un investimento magari di capitali stranieri, certo innamorati dell'Italia, ma preoccupati del complicato sistema amministrativo del nostro paese.

Nel giorno della Festa della Repubblica scrivo ai sindaci da Palazzo Chigi per chiedere uno sforzo comune. Individuate una caserma bloccata, un immobile abbandonato, un cantiere fermo, un procedimento amministrativo da accelerare. Segnalatecelo entro il 15 giugno all'indirizzo matteo@governo.it.  Sarà nostra cura verificarne lo stato d'attuazione con gli uffici dedicati e – se del caso – procedere all'interno di un pacchetto di misure denominato “Sblocca Italia”. La necessità e l'urgenza di provvedere subito alla ripartenza dei cantieri e alla definizione delle procedure è sotto gli occhi di tutti.

Come abbiamo fatto per la scuola, anche per questi interventi cercheremo di essere il più tempestivi possibili. Dimostrando una volta di più che il rapporto tra Amministrazione Centrale e Autorità territoriali può davvero entrare in una fase nuova.

Conto sull'aiuto dei Sindaci, insomma. E invio un abbraccio doppio ai sindaci appena eletti. Vi attende un lavoro impegnativo ma carico di gioia e responsabilità: essere l'anima della propria comunità non è facile, ma è una strepitosa occasione.

In bocca al lupo a tutti noi".

Matteo Renzi

venerdì 9 maggio 2014

Una battaglia di civiltà e di rispetto per i territori.

Lettera aperta al Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin e al Presidente della Regione Lazio e Commissario per la Sanità Nicola Zingaretti su riconversione dell’ Ospedale Padre Pio Bracciano
 
In merito alle decisioni in via di definizione e non ancora ufficializzate, circa il destino dell’Ospedale” Padre Pio” di Bracciano nell’ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, riteniamo opportuno fare alcune considerazioni di merito, finalizzate a comprendere meglio quale possa essere la giusta strategia per la politica sanitaria del nostro territorio.

L’Ospedale “Padre Pio”, che dispone di circa 14.500 mq e che in passato ha avuto sino a 150 posti letto, è attualmente un ospedale sede di Pronto Soccorso con n. 66 posti letto e con le tre specialistiche di base che la legge prevede debbano esistere per essere considerato sede di Pronto Soccorso, ovvero Medicina Generale, Chirurgia ed Ortopedia. L’Ospedale è dotato di sale operatorie recentemente realizzate, due posti letto di Terapia Sub Intensiva Post Operatoria, un reparto di Radiologia recentemente ristrutturato e dotato di Tac acquistata recentemente, un laboratorio analisi, ambulatori specialistici vari, una centrale di sterilizzazione da poco ultimata e un reparto di dialisi.

Con la riconversione della struttura proposta, significherebbe eliminare i posti di degenza, limitare gli interventi chirurgici a quelli di elezione (cioè interventi programmati), non poter più effettuare interventi in urgenza (quelli cioè in grado di salvare vite umane) e soprattutto essere fuori dalla rete dell’emergenza sanitaria regionale e conseguentemente non avere più i requisiti necessari per essere sede di Pronto Soccorso.

Già nel recente passato la Presidente Polverini, con il Decreto 80, ha provato a riconvertire questa struttura, senza peraltro riuscirci.

Ricordiamo a chi volesse percorrere di nuovo la stessa strada, che contro la riconversione del Padre Pio e contro il suo declassamento da Ospedale sede di Pronto Soccorso a qualcosa di non meglio identificato, è stata emessa una Sentenza del Consiglio di Stato nel 2012 (ultimo ed inappellabile grado di giudizio) che accogliendo le istanze dei ricorsi presentati da tutti i sindaci del bacino afferenti all’Ospedale “Padre Pio”, sanciva la inapplicabilità del già citato Decreto 80, motivando tra le molteplici argomentazioni quella di essere, perdendo la funzione di Pronto Soccorso, al di fuori della cosiddetta Golden Hour, ovvero fuori dai tempi massimi di percorrenza previsti per raggiungere il Pronto Soccorso più vicino.

Appare chiaro che non basta licenziare un nuovo decreto da parte della Regione Lazio per superare dette prescrizioni, che rimangono fondate, non risolvibili e che devono essere considerate un limite non superabile, se si vuole garantire a tutti i cittadini il medesimo diritto alla salute sancito dalla Costituzione e alla salvaguardia dei Livelli Essenziali di Assistenza.

Inoltre, e lo ripetiamo da anni ad ogni nostro interlocutore, nessuno ha mai quantificato il risparmio in termini economici derivante dalla riconversione del Padre Pio, che non è dato conoscere oltretutto quale sia: siamo certi che il risparmio economico sia vicino allo zero e siamo pronti a dimostrarlo, conti alla mano, qualora qualcuno, come ci era stato illusoriamente detto mesi fa, volesse consultarci e rendere partecipe il territorio di scelte che così fortemente impattano sulla sua quotidianità.

La percentuale di posti letto per mille abitanti che in alcune zone di Roma supera i 9 posti, è nella nostra zona ferma a 0,7 e scenderebbe a 0,5 chiudendo i posti letto per acuti del Padre Pio: non ci sembra davvero una distribuzione equa. Crediamo che una soluzione politica possa esistere e che sia, nell’interesse di tutti, non solo auspicabile ma necessaria. Se ciò non avvenisse, come già accaduto in passato, la cattiva politica lascerebbe di nuovo il campo alle aule dei tribunali amministrativi, vista la ferma decisione dei Sindaci della zona di ricorrere di nuovo contro questo vero e proprio abuso perpetrato ai danni del nostro territorio.

Attendiamo un cenno di riscontro dal Ministro Beatrice Lorenzin e dal Presidente Nicola Zingaretti, disponibili ad incontrare entrambi presso l’Ospedale “Padre Pio”, dove “visivamente” possano prendere atto dell’importanza del nosocomio.

Bracciano 08 maggio 2014


Sindaco di Bracciano                Giuliano Sala

Sindaco di Anguillara               Francesco Pizzorno

Sindaco di Ladispoli                Crescenzo Paliotta

Sindaco di Cerveteri                Alessio Pascucci

Sindaco di Manziana                Bruno Bruni

Sindaco di Canale M.              Angelo Stefani

Sindaco di Trevignano R.        Massimo Luciani

Comitato per la difesa dell’Ospedale Padre Pio
 
 

venerdì 28 marzo 2014

Un'intervista a tutto campo al Sindaco Giuliano Sala.


A cura di Graziarosa Villani.
 
Presentazione
In politica già da giovanissimo nelle fila del Pci, varie esperienze di consigliere comunale sui banchi dell’opposizione, poi primo cittadino, un intermezzo come consigliere alla Provincia di Roma. A 61 anni, Giuliano Sala, esponente del Partito Democratico, eletto con la lista Unione Democratica per Bracciano, è al suo quarto mandato di Sindaco, un ruolo sempre più difficile che alterna a quello di agente assicurativo.
Con 20mila abitanti circa Bracciano, che si affaccia sull’omonimo lago, è uno di quei tipici Comuni dell’hinterland di Roma che della capitale subiscono le influenze. Caratterizzata da un forte incremento demografico, la cittadina, già cittadella militare per la presenza della Scuola di Artiglieria e non solo, stenta a ritrovare una propria specifica identità anche se si guarda sempre con più convinzione al turismo e alla valorizzazione del patrimonio storico artistico. Inserita nel Parco di Bracciano-Martignano la cittadina oggi si sviluppa attorno a due nuclei, il centro abitato sovrastato dall’imponente castello Orsini-Odescalchi, noto a livello mondiale, e Bracciano Nuova, quartiere nel quale di anno in anno si cerca di colmare il gap di servizi.
Comune ricco di storia, Bracciano oggi chiede un miglioramento dei trasporti ferroviari con la capitale, tra cui il raddoppio dei binari lungo la fl3 Roma –Viterbo, un intervento atteso dal Giubileo e che invece si è fermato a Cesano, al confine con la capitale. Grande l’apporto al sistema idrico di Roma che, con l’acquedotto d’emergenza del lago di Bracciano, permette alla multiutility Acea di attingere acqua dal bacino lacustre. Per molti comuni dell’area Flaminia-Tiberina Bracciano è soprattutto Cupinoro, la discarica chiusa, in attesa delle previste autorizzazioni regionali, dal 31 gennaio scorso.
Si parlava un tempo di autonomia impositiva dei Comuni. Ma dall’Ici all’Imu o alla Tasi odierna il passaggio non è stato indolore. I Comuni sono oggi costretti a fare cassa vessando i propri cittadini per garantire i servizi essenziali. Perché, a suo avviso, è fallito il federalismo fiscale e cosa propone per una fiscalità più a misura dei comuni?
Ritengo che la criticità che non ha permesso al federalismo fiscale di decollare, sia dipeso soprattutto dal fatto che gli amministratori locali hanno avuto una  falsa aspettativa sulla vera essenza del federalismo: per anni gruppi politici di tutte le appartenenze hanno spacciato annunci e piccolissime azioni con il nome di federalismo fiscale. In realtà le amministrazioni locali sono state lasciate in balia di una grande incertezza sia per quanto l’applicazione della capacità impositiva, sia per ciò che attiene la realizzazione di una vera e seria autonomia tributaria. Norme che si sono e che si accavallano, una incapacità dei vari governi di fare scelte ferme e durature (vedi l’applicazione dell’Ici in via definitiva e certa), il continuo cambiamento del nome dei tributi che ci trascinano in un immaginario apocalittico ( tarsu, tasi tares, tari, ici, imu, iuc e così via). Il risultato di questa incertezza reca  il ritardo nella approvazione della legge di stabilità dei governi, con il conseguente spostamento delle date di approvazione dei bilanci di previsione degli enti locali (per l’approvazione del bilancio di previsione dell’anno 2013, i comuni avevano tempo sino al 30/11!) e l’affollamento per i cittadini di tante cartelle tributarie sempre più difficili da onorare. 
Non c’è bilancio comunale che non preveda fondi per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle scuole. Cosa è che richiede questo continuo stanziamento di risorse?
Prima di tutto, anche qui, la continua modificazione di adempimenti normativi oltre alla normale attenzione che si deve alla sicurezza in ambienti cosiddetti sensibili, luoghi frequentati da bambini o adolescenti. 
I Comuni sono spesso anche dei centri di cultura, sostengono l’associazionismo locale, organizzano manifestazione ed eventi. Cosa significa continuare a fare cultura in presenza di continui tagli da parte degli enti sovraordinati?
Significa che oltre alla quotidiana sofferenza materiale che ormai coinvolge tantissime famiglie  per vari motivi, primo tra tutti la mancanza di una occupazione stabile, non ci è permesso abdicare anche sui temi culturali e di realizzazione di eventi. La mancanza di risorse ci porta a qualificare le manifestazioni e gli eventi , riducendone il numero.
In Parlamento si discute sulle riforme istituzionali, dall’abolizione delle Province alla istituzione delle Città Metropolitane, alla revisione dell’attuale titolo V della Costituzione por una diversa redistribuzione delle competenze Stato-Regioni. Come vede lei queste novità?
Questa novità la vedo da troppo tempo come un annuncio e mai come una realizzazione. Basti pensare che oggi, in riferimento alla abolizione delle province, l’unica provincia che effettivamente è stata abrogata è quella di Roma, della capitale, la più importante che non ha da più di un anno gli organi istituzionali eletti, ma di fatto viene governata attraverso un commissario e dei sub commissari prefettizi, avendo oltretutto mantenuto personale, sedi e tutte le attività istituzionali che gli erano demandate. Doveva essere sostituita dall’area metropolitana, ma la vedo dura e molto lontana la conclusione. Il nostro paese soffre fortemente di burocrazia, di enti e lobby di interessi che franano tutte le decisioni e di una incapacità decisionale delle classi dirigenti che, se non cambiamo approccio culturale, la vedo una battaglia perso. Spero di sbagliarmi. Si parte dalle modifiche già condivise: se si pensa che le province siano degli enti inutili, si eliminino davvero, in fretta e senza indugio. Se davvero si è convinti che il bicameralismo parlamentare sia superato, si attui in pieno questa convinzione e si parta con la riforma costituzionale ed istituzionale trasformando il Senato nella Camera delle autonomie. Non è importante, secondo me, se i deputati debbano essere 1.000 o 300: è importante che producano lavoro istituzionale, facciano riforme, pensino in generale al popolo che li ha eletti e facciano un esame di coscienza per chiedersi  quale possa essere il modo per  ricucire un rapporto fiduciario tra classe politica e cittadini. Basta annunci, ci vogliono fatti. 
Quali dovrebbe essere dal suo punto di vista il rapporto tra Comuni e Stato centrale?
La comunità locali ritengo che non possano più essere rappresentate solamente dall’Associazione nazionale comuni italiani, ma debbono avere  rappresentanza diretta all’interno, appunto, del Senato delle autonomie, dove la presenza dei rappresentanti delle regioni, delle province (fintanto che esisteranno) e dei comuni possano dire la loro nell’attuazione di norme e regolamenti che li riguardano e soprattutto nell’applicazione di tassazioni e tributi che impattano direttamente con i cittadini amministrati, con i quali soprattutto i sindaci hanno un rapporto diretto. Altrimenti abbiamo fatto carta straccia del tanto decantato principio della sussidiarietà. 
La gestione dei rifiuti è per i Comuni una nota dolente. Basandosi sulla sua esperienza quali indicazioni darebbe per il miglioramento del ciclo dei rifiuti?
Scegliere una strada, senza demagogia e senza ideologia, qualunque si ritenga possa essere la più corretta nella gestione virtuosa della filiera dei rifiuti, si stabilisca chi decide l’applicazione del percorso e si percorra con fermezza e senza indugio quella via. Il presupposto basilare è comunque quello di obbligare tutte le comunità ad applicare una raccolta differenziata spinta.  
L’Italia si fa sempre più povera, i sindaci sono in prima linea. Come agire per tamponare i problemi dell’emergenza sociale in atto?
Azione forte nella lotta alla disoccupazione, sostegno economico ai comuni per aiutare chi veramente non ce la fa più, da utilizzare come  un temporaneo reddito garantito, finanziamento agli enti locali di risorse da destinare all’emergenza abitativa e al sostegno per il pagamento degli affitti che direi dovrebbero essere calmierati a ribasso con una immediata azione legislativa. Purtroppo i tagli orizzontali ai comuni, anziché aiutare le comunità, ci obbligano a tagliare laddove oggi, al contrario, si dovrebbe aumentare la spesa sociale. 
Ogni Comune ospita cittadini di origine straniera. C’è chi è a favore del riconoscimento dello ius soli. Pensa si possa arrivare ad una reale integrazione interculturale?
Noi a Bracciano abbiamo già attuato una iniziativa importante a riguardo, riconoscendo simbolicamente la cittadinanza italiana a tutti i bambini figli di stranieri, nati in Italia. Una discussione definitiva e risolutiva sullo ius soli non è più rinviabile, se vogliamo mantenere il novero di Paese civile ed avanzato nei fatti e non a parole. La forte presenza di cittadini comunitari e stranieri è una realtà che quotidianamente ci impatta. Gli amici o il compagno di banco dei nostri figli, spesso sono stranieri, ma solo nel documento, perché sono nato in Italia, parlano italiano e spesso non la lingua dei genitori. Anzi spesso parlano il dialetto della comunità locale  dove sono nati e vivono, hanno recepito usi e costumi del nostro popolo: l’integrazione interculturale è ormai nelle cose e solo coloro che sono animati da forte senso ideologico o che semplificano il  problema , non riescono a vederla.
Il Federalismo demaniale sta portando alcuni risultati. Alcuni beni immobili statali oggi inutilizzato stanno per essere trasferiti ai patrimoni dei Comuni che ne hanno fatto richiesta. Cosa accade nel suo Comune?
Noi abbiamo fatto una richiesta tendente ad ottenere i circa 5 ettari dove insisteva la Polveriera  a Via Santa Lucia dove si accede per l’ecocentro comunale e la parte posteriore (con accesso dalla porta carraia adiacente al Ponte della Ferrovia)  della Caserma Cosenz. Compresi i fabbricati che sono adibiti a deposito. Potrebbe essere la volta buona per “entrare”, seppur parzialmente, in possesso della Caserma Cosenz. 
L’articolo 32 della costituzione che garantisce il diritto alla salute ai cittadini in molte realtà territoriali è svilito dalla carenza di servizi. Quale dovrebbe essere secondo lei il modello di sanità da mettere in atto.
Tema complicato e delicato. Nel nostro caso, riteniamo che quella del mantenimento e del rilancio dell’ospedale Padre Pio, sia la principale garanzia da consegnare alla nostra comunità. D’altronde abbiamo lottato con grande tenacia, in tutte le sedi per finalizzare questa risultato. Quindi un Padre Pio che abbia il suo Pronto Soccorso 24 ore su 24 ore e il mantenimento del riconoscimento di Ospedale di Pronto soccorso e non ospedale distrettuale di tipo C, come voleva il Decreto 80 voluto dall’allora Commissario alla Sanità Polverini. Un ospedale che abbia i reparti di  chirurgia, medicina e ortopedia. E, partendo dai detti reparti,  integrato dal reparto di dialisi, dagli ambulatori e dai servizi di radiologia e laboratorio di analisi;  sarà necessario, inoltre,  formulare una proposta da condividere con la dirigenza e con la Regione Lazio, che possa rilanciare al meglio il nosocomio, per finalizzare delle convenzioni con l’Università la Sapienza che possa dare una specifica eccellenza sanitaria.  
Nei comuni spesso la battaglia amministrativa vede scendere in campo liste civiche. Quale resta il ruolo dei partiti tradizionali per il governo dei Comuni?
Il ruolo dei partiti tradizionali nella composizione delle liste nella competizione amministrativa è importantissimo. E lo sarà ancora di più nel 2017 a Bracciano, allorquando si voterà con il doppio turno, con liste collegate ai candidati sindaci e con il sistema che prevede il cosiddetto voto disgiunto. Con quel sistema il ruolo dei partiti sarà fondamentale perché solamente i candidati che partiranno con uno zoccolo duro elettorale, potranno puntare ad avere delle reali chances di vittoria.
Dovrebbero essere al momento 15 le Città Metropolitane previste dal disegno di legge in discussione al Senato. Come vede questo nuovo ente territoriale?
Lo vedo come uno strumento necessario , soprattutto in questo momento dove registriamo un vuoto istituzionale dovuto alla preoccupazione degli amministratori provinciali che ancora non conoscono quale sarà ,in via definitiva, il ruolo di questi enti di coordinamento e soprattutto sarà importantissimo accelerare sulla Città Metropolitana che sostituisca la Provincia a Roma che, come anzidetto, si trova in una situazione che sfiora il ridicolo: cancellazione, di fatto, degli organi elettivi della Provincia di Roma, mantenimento dell’ente che viene governato da commissari prefettizi e mancata realizzazione e funzionalità della Città Metropolitana. Un vulnus istituzionale da risolvere in fretta.
I Comuni e l’Europa. Quali sono le difficoltà dei Comuni a redigere progetti in grado di attrarre fondi europei sul territorio?
Innanzi tutto le difficoltà derivanti dalla mancanza di un ente o istituzione che possa supportare i comuni a presentare proposte di finanziamento che risultano essere  molto complicate e rigide nel percorso attuativo, come quelle delle richieste dei fondi europei. Quando al contrario si può contare su un ente di sostegno e supporto delle azioni di richiesta di finanziamenti europei , come, ad esempio, nel caso del GAL Tuscia Romana che è un gruppo responsabile di supporto all’attuazione del Piano di Sviluppo Locale dei comuni del comprensorio, allora è palmare come si riesca ad attrarre risorse europee a benefici sia dei comuni che dei privati che vi possono accedere. L’anno scorso il Gal Tuscia Romana ha permesso ai comuni che ne fanno parte, tra i quali Bracciano, di attrarre e distribuire nel territorio risorse europee per oltre 6.000.000 di euro, risultando il primo GAL della Regione Lazio. Come si può vedere, quando i comuni lavorano insieme e si coordinano e sono coordinati, anche noi riusciamo ad esprimere una eccellenza. 
Tra le novità anche le Unione dei Comuni. E’ favorevole o contrario?
In moltissimi casi è una assoluta necessità, derivante dal fatto che su molti servizi di area vasta, quali i trasporti locali, i rifiuti, lo sviluppo turistico, la gestione delle risorse idriche e ambientali, si sente la necessità di lavorare insieme, per meglio superare le difficoltà della scarsezza di specifiche professionalità all’interno dei piccoli comuni e della scarsezza di risorse economiche. Chiaramente questo non deve inficiare le specifiche caratteristiche dei singoli territori, ma l’unione dei comuni deve al contrario lavorare per valorizzarne al meglio le positività.  
Destra o sinistra. Sono categorie che hanno ancora senso?
Destra e sinistra hanno non solo senso, ma in un momento nel quale vediamo una politica che tende al populismo, lo hanno ancora di più. La eccessiva semplificazione del ruolo della politica, il voler superare con troppa virulenza  gli ideali propri dei partiti tradizionali e la eccessiva personalizzazione che in questi ultimi anni si è fatto del ruolo dei partiti e della politica stessa, non più considerata come elemento nobile della ricerca del consenso, ha portato ad una grande crisi dello sviluppo democratico e civile dell’Italia. Penso di non poter essere smentito se dico che con l’esclusione del Partito Democratico, nel panorama politico italiano, sia a destra che a sinistra, non abbiamo più avuto un partito che non avesse nel proprio simbolo, il riconoscimento personalistico di chi lo guidava o lo guida: Pdl Berlusconi Presidente (praticamente sciolto in Forza Italia e Ncd), Idv Di Pietro (praticamente scomparso), Sel Vendola, Udc Casini, Scelta Civica con Monti, M5S Grillo,  Futuro e Libertà Fini Presidente (scomparso), Rivoluzione Civile Ingroia (scomparso). La forza ed il radicamento popolare dei partiti sia di destra che di sinistra sono, secondo il mio pensiero, il seme che alimenta la democrazia, attraverso l’alternanza del pensiero e degli ideali di una e dell’altra componente che governa il Paese. In politica, la categoria  destra e sinistra, non sono e non rappresentano  il pensiero di una persona, ma la storia, gli ideali, le tensioni e la forza popolare con la quale si parla agli elettori e ai cittadini, la formulazione delle proposte con le quali si vuole migliorare la società, la democrazia ed il vivere civile di un popolo: questi elementi hanno sempre una caratterizzazione di destra o di sinistra.